Testo di Lorenza Fumelli
Foto di Massimo Giorgi, Nicolò Brunelli e Sofia Donatelli
I linguaggi sono dispositivi che servono per comunicare. Ogni aspetto delle nostre vite viene attraversato continuamente da linguaggi diversi, alcuni li maneggiamo alla perfezione, altri li ascoltiamo per la prima volta e altri ancora si aggiungono l’uno sull’altro creando strati di significati del tutto inaspettati.
Attraversando la navata centrale del Mercato del Carmine, spazio “dove succedono cose” di incredibile fascino, al centro di Lucca, sono finita (domenica 7 aprile) sotto uno tsunami di linguaggi diversi e ho capito qual è la direzione che dovrebbero avere tutti gli eventi, di ogni tipo, da ora in poi.
Il leitmotiv di Cook_inc è il cibo, e questo lo sappiamo. È il motore della rivista, la sua anima, il suo linguaggio naturale ed è come se, nell’organizzare questa festa, Anna Laura Morelli, Greta Contardo e Claudia van den Berg Morelli abbiano voluto saltar fuori dalla zona comfort e gettarsi come Alice nel buco del Bianconiglio, fatto di personaggi curiosi, geniali, feste, danze e musica, e persino cibi che allargano e restringono il tuo punto di vista tradizionale. In breve: il Cook_inc Festival.
Linguaggi appunto che si sommano fino a diventare universali.
Non avrei mai pensato di passare del tempo all’ascolto di un etnobotanico ed etnobiologo, il professor Andrea Pieroni, che ha parlato per un’ora di popoli, di parole e di piante e dell’unità inscindibile tra lingua, cibo e territorio, e anche se sembra tecnico – e lo è stato – il piacere ha sovrastato il paradigma scientifico, travolgendo la sala fino a un ultimo lungo applauso.
Non avrei mai pensato di ascoltare Agata Felluga della Trattoria Cacciaconti prima alla console a girar vinili e poi seduta in una tavola rotonda al fianco del musicista Maurizio Carucci (Ex-Otago e agricoltore per il suo progetto Cascina Barbàn) a parlar di vino con Alberto Farinasso (Triple A) e con il giornalista Fabio Pracchia, per scoprire quante cose hanno in comune due linguaggi così diversi come il Vino e la Musica.
E mai, lo giuro, avrei pensato di emozionarmi pensando all’ape regina anziana che lascia il suo alveare con un gruppo di fedelissime per far spazio alla nuova regina, e tutto per merito della passione incredibile che Francesca ed Elena Paternoster di Mieli Thun, hanno riversato sul palco, raccontando il loro lavoro come fosse la più bella delle storie d’amore, guidate in quel viaggio da Lorenzo Sandano.
E sì, lo confesso, ho proprio pianto – giusto una lacrima – con Massimo Vitali, il fotografo delle spiagge affollate, che cristallizza in uno scatto centinaia di vite così come sono in quel momento preciso, e come, in fondo, non saranno mai più. Commovente.
Per poi uscire dalle sale e mangiare piatti cucinati da chef che venivano dall’Italia e dal mondo e che per una volta non erano gli unici protagonisti. Esposizioni d’arte, vino biologico e biodinamico, il reading musicale di Maurizio Carucci, la musica onirica di Paul Kerdommarec, l’alternarsi di giovani artisti alla consolle come William Petrini e David Gudenzi, in una performance ipnotica The Gelinaz! Nah Bgm Now.
E mentre assaggiavo un piatto, bevevo un vino, ascoltavo uno scienziato o un musicista o un fotografo, questi linguaggi all’inizio così diversi si sono lentamente fusi in uno solo, il cui messaggio principale di Graeber resta incastonato nella schermata finale dell’intervento di Andrea Pieroni:
“Sharing is not just about morality – it’s also about pleasure. The most pleasurable activities usually involve sharing something: music, food, gossip, drama, beds…”