Testo di Luca Sessa
Foto di Alessandro Barattelli, cortesia di Checco er Carettiere
“All’epoca frequentavo Robert De Niro, che era a Roma per girare C’era una volta in America – il film di Sergio Leone – e mi chiamò al telefono chiedendomi cosa avessi da fare quella sera. Gli risposi che stavo per andare a cena con Muhammad Ali e De Niro sobbalzò, mi disse d’essere da sempre un suo fan e decise di unirsi a noi. Dopo un po’ ricevetti una telefonata di Sergio Leone, per la verità un po’ arrabbiato, e mi disse che De Niro non sarebbe potuto venire perché quella sera avevano un importante incontro per definire alcune scene del film, quindi non si poteva fare nulla. Io gli dissi che in realtà non c’entravo niente, stavo solo andando a cena con Muhammad Alì e Robert si era voluto aggiungere. A quelle parole, Leone volle a tutti i costi accodarsi a noi. A quel punto mi preparai e, una volta pronto, stavo quasi per uscire, ma suonò di nuovo il telefono. Era il premio Nobel Gabriel García Márquez che era a Roma per cenare anche lui con Sergio Leone e De Niro, ma aveva appena appreso che l’incontro era saltato perché c’era una cena con Muhammad Ali. Morale della favola? Ci ritrovammo tutti a cena da Checco er Carettiere e mi ricordo che mettemmo tutte le donne da una parte del tavolo e noi dall’altra, perché non volevamo assolutamente farci disturbare; passammo l’intera serata a fare domande a Muhammad sulla sua carriera e sui suoi match. Ci raccontò tutto. Io, De Niro, Marquez e Sergio Leone ascoltavamo: eravamo tornati tutti bambini”. (Gianni Minà)
Non può esserci altro modo per parlare di Checco er Carettiere, il ristorante trasteverino nato nel 1935, se non quello di ricordare uno dei più famosi aneddoti raccontati dal giornalista Gianni Minà. Una serata rimasta storica che vide seduti a uno dei tavoli del locale alcuni tra i più grandi personaggi del secolo scorso. Una insegna fondamentale nella storia culinaria di Roma, un racconto di famiglia iniziato oltre 80 anni fa quando Francesco Porcelli, detto “Checco”, e sua moglie Diomira hanno rilevato L’Osteria del Burino, luogo ai tempi malfamato. Checco, forte della sua conoscenza dei vini dei Castelli Romani, che trasportava per lavoro, si occupava della cantina, mentre Diomira si districava ai fornelli. Da allora, il ristorante è rimasto rigorosamente a gestione familiare: il figlio Filippo, detto “Pippo”, ne ha preso le redini nei decenni scorsi, ora invece è il turno di Susy (che si occupa della carta di vini e dell’accoglienza), Stefania (cuoca e gestore della sala), Diomira e Laura.
Una carta dei vini all’avanguardia per l’epoca è il primo segreto del successo di Checco er Carettiere: “Tutto è iniziato dal vino. Mio nonno conosceva molto bene le etichette dei Castelli Romani, avere un’ottima carta dei vini è stato qualcosa che ci ha sempre distinto. Tutti andavano da Checco”, il poeta romano Trilussa era solito trascorrere del tempo in compagnia del vino di Checco. Negli anni‘50 il ristorante è diventato un punto di riferimento, abbiamo accolto i grandi nomi della Dolce Vita romana. Facevano la fila per venire a trovarci, tra gli ottimi vini e la buona cucina di mia nonna.È sempre stato un luogo di qualità legato alla storia di Roma” racconta in modo appassionato Stefania, che si divide tra sala e cucina e che guida la nuova gestione tutta al femminile. Un luogo che ha saputo resistere al trascorrere del tempo e all’alternanza delle mode senza mai snaturarsi né cedere alla tentazione di proporre una ristorazione turistica (di medio-basso livello) come purtroppo è accaduto (e ancora accade) in molti altri locali del quartiere.
Coerenza e autenticità quali elementi chiave per proporre una cucina tradizionale realizzata in modo ineccepibile, una proposta gastronomica fatta di materia prime locali nel vero senso della parola: “Abbiamo una grande passione per quello che facciamo e nonostante i recenti ostacoli non vogliamo mollare. Lo stiamo facendo con un senso di caparbietà, figlio della nostra storia, dei nostri sacrifici e dei nostri investimenti. Questo non è solo lavoro per noi, è famiglia, è casa. Accogliamo tutte le persone come se fossero amici” sottolinea Stefania. Il ristorante si trova ancora oggi nella stessa strada in cui è stato aperto nel 1935, Via Benedetta, fuori Piazza Trilussa, ed è suddiviso in ampie sale interne. Le pareti sono una “lettera d’amore” ai clienti, ricoperte di fotografie di ospiti passati e presenti, ma c’è spazio anche per l’ampio giardino interno – una sorta di soggiorno all’aperto – e un dehor esterno che ospita i commensali nei mesi più caldi.
Checco, punto di riferimento per la cucina romana sin dalla sua prima apertura, è oggi teatro di un progetto quasi avanguardista, quello relativo alla salvaguardia di una cucina che a Trastevere sta scomparendo. Una cucina che racconta di carciofi fritti in modo impeccabile, di una amatriciana che fa spalancare gli occhi per la sorprendente dolcezza del sugo di pomodoro che obbliga a far scarpetta, e ancora di fiori di zucca, supplì e polpette di bollito di Chianina, la trippa alla romana e la coda alla vaccinara, per un menu che trova piena completezza nelle proposte a base di pesce. Preparate con il pescato proveniente da Fiumicino e Civitavecchia, che cambia a seconda della disponibilità del giorno. Ma il valoroso e appassionato gruppo di donne che guida oggi il locale ha saputo anche far fronte alle difficoltà e ai cambiamenti, affiancando ai classici piatti uno “spin off” da asporto: una sorta di botteghino collega infatti la cucina del ristorante a una piazza esterna di Trastevere, in Vicolo del Bologna, riproponendo tutti i primi e secondi del ristorante in chiave take-away, ma anche panini preparati con le più golose ricette della cucina romana (polpette, pollo alla cacciatora, salsiccia e broccoletti), perfetti da portare a casa o mangiare mentre si passeggia per Trastevere.
Checco Er Carrettiere
Via Benedetta, 10
00153 Roma
Tel.: +39 06 580 0985
www.checcoercarettiere.it