Testo di Gualtiero Spotti
Foto cortesia del Charleston
Sono trascorsi cinquantasette anni dall’apertura del Charleston a Palermo e di quello che a tutti gli effetti possiamo considerare il ristorante capostipite della cucina d’autore in Sicilia. Un luogo ammantato dal mito di piatti passati alla storia, con frequentazioni eccellenti – da Maria Callas a Marcello Mastroianni, passando per Al Pacino – e preparazioni alla lampada celate dietro splendide vetrate liberty con tocchi di Belle Époque. Senza dimenticare il ruolo non ufficiale, ma riconosciuto, di luogo deputato a raccogliere gli incontri delle menti artistiche e culturali più vivaci della scena palermitana.
Poi, col trascorrere dei decenni e attraverso una serie di vicissitudini, il ristorante ha vissuto diversi momenti, anche sotto il profilo logistico se si pensa al trasferimento della sede del centro cittadino a Mondello, ma non è mai venuto meno al suo stile e alla voglia di rappresentare, con orgoglio, la cucina siciliana. Non a caso, oggi, dopo un breve periodo di riflessione – e gli anni del Covid hanno contribuito a questo – il Charleston riprende la sua corsa con un imponente opera di restyling, l’apertura della nuova sede negli spazi di quella originaria pre-Mondello e puntando tutto sul cuoco ventinovenne Gaetano Verde, palermitano doc che ha affinato la sua arte tra Italia ed estero con buoni indirizzi nel curriculum (vedi il Ledbury a Londra e Taverna Estia a Brusciano).
E Il nuovo ristorante è rinato da qualche mese con un’anima multifunzione da all day dining, che prende il via al piano terra del Charleston Caffè, dove si può approfittare di una ricca colazione tra dolcezze locali e una viennoiserie che strizza l’occhio anche alla Francia, oppure scegliere il menu del pranzo, agile e spesso giocato sul filo di ricordi, con alcuni di piatti storici dalla casa come gli Involtini di pesce spada o il curioso, ma sempre richiesto, zuccotto alla banana.
Per la cucina d’autore bisogna invece salire al primo piano dove il designer Sergio Colantuoni ha progettato gli spazi immaginando un ambiente in cui dialogano la modernità con diversi elementi del glorioso passato del ristorante. La sala è caratterizzata da un’ampia cucina aperta e a vista e il colore bianco domina la scena, mentre la ricerca e la tecnica nei piatti determina il corso gastronomico impostato da Gaetano Verde. Cotture al momento sul barbecue, prodotti della terra, del mare e stagionalità come mantra inevitabile, ma anche libertà di pensiero che porta a piatti come il Cavolfiore con mandorla e caviale, il Piccione con lenticchie e vongole, o la Lattuga con Marsala e seppia. Al netto di qualche comprensibile incertezza di gioventù e di una cucina che saprà dare grandi frutti soprattutto con il passare delle settimane, il Charleston sin da ora si pone come uno degli indirizzi più sorprendenti del capoluogo siculo.
E qui in molti casi c’è davvero un complesso gioco di contrasti, di emozioni che abbracciano il palato partendo dalla memoria (un prodotto, un profumo), e passano attraverso note di volta in volte acide, amare, dolci, ma sempre declinate da una mano mai greve. Per una città che, con i suoi tempi, sta iniziando a crearsi un sottobosco fertile di locali sfiziosi e vagamente bistronomici (dove già la miscelazione ha saputo piantare qualche bandierina), il ritorno del Charleston con un piglio moderno è più di una semplice buona notizia.
Charleston
Piazzetta Salvatore Fausto Flaccovio, 26
90141 Palermo (PA)
Tel: +39 091 6613413
www.casacharleston.net