Testo di Tania Mauri
Foto cortesia di Borgo La Chiaracia
Nell’Umbria ancestrale, a Castel Giorgio, sorge un borgo di charme dove staccare la spina e ritrovare il legame con la natura e con sé stessi.
Nella terra di mezzo, l’Umbria, vicino alla rupestre Orvieto e ai tanti castelli dei dintorni, a metà strada tra Roma e Firenze, sorge, sull’ Altopiano dell’Alfina, un borgo di rara bellezza. Immerso tra querce secolari, vigne biologiche e ciliegi che svettano sul Lago di Bolsena, c’è Borgo La Chiaracia, un luogo in equilibrio fra tradizione e modernità in cui convivono lusso, ecosostenibilità, ricerca enogastronomica, wellness e business. Un “buen retiro” esclusivo ancorato alla terra vulcanica d’origine ma proiettato verso la società 5.0 dove rigenerare corpo e mente grazie alla cucina d’autore del ristorante Radici, agli avveniristici trattamenti della Spa Livinna, ai sistemi hi-tech di cui è dotato e a tanti servizi inediti tailor made.
Vogliamo indicarvi almeno tre buoni motivi per venire a trascorrere almeno un lungo fine settimana in questo resort.
Resort
Tutto ruota intorno a un antico ciliegio (nel dialetto umbro chiaracia significa ciliegia) dove sorgeva un’antica azienda agricola. Rilevata da Eugenio Vinciguerra e Anna Ramazzotti, coppia nella vita e negli affari da trent’anni, si sono innamorati di questo posto e ne hanno fatto il loro rifugio aperto al pubblico. Proprio perché volevano dare un’idea di casa, ci sono voluti anni per la ristrutturazione (il territorio ha importanti vincoli paesaggistici ndr) e non snaturare l’anima e la bellezza del luogo. L’intera struttura è stata disegnata seguendo il naturale andamento del terreno e favorendo il risparmio energetico. Sono stati utilizzati materiali innovativi ed ecosostenibili con soluzioni in grado di integrare gli spazi interni ed esterni. Ne sono un esempio le ampie vetrate panoramiche, i tradizionali muri in pietra, i colori ton su ton degli arredi, ricercati e artigianali, che invitano l’ospite a usufruire degli spazi comuni contemplando la natura che lo circonda, così come per le 26 camere (di cui 3 suite) arredate con gusto e armonia. Fiore all’occhiello della struttura l’avanguardia tecnologica (fibra ottica, reti telefoniche potenziate con wi-fi ad alta velocità, sale meeting dotate di schermi touch, gobbi digitali, telecamere intelligenti e la possibilità di comunicare in videoconferenza da ogni camera) e la grande famiglia del giovane staff di accoglienza capitanata dal general manager Matteo Calcabrini.
Spa LIVINNA
Tutto qui è stato impostato per creare un’atmosfera piacevole e dare emozioni, viziare e stimolare la persona in ogni suo aspetto ed esigenza, nel corpo e nello spirito, all’aria aperta o nella spa Livinna. Spazio rilassante per eccellenza dove dedicarsi esclusivamente alla cura di sé, contempla una piscina panoramica riscaldata che esce all’aperto, bagno turco, sauna finlandese a 90 gradi e sauna salina di 40 gradi, la doccia aromatica e la stanza del sale, oltre a un’ampia gamma di massaggi e trattamenti di bellezza. Ma non solo. Perché la tecnologia ha trovato il suo spazio sublimando il relax grazie a macchinari futuristici come Physia (unico in Italia) che agisce in ambito di rigenerazione cellulare lavorando sulla memoria cellulare biologica per restituire alla pelle la consistenza e l’aspetto di un tempo senza alcuna invasività. O il lettino Zerobody Starpool, che innesca il rilassamento di muscoli e pensieri riproducendo l’assenza di gravità e lasciando lievitare il corpo su 400 litri d’acqua calda mentre le speciali cuffie riproducono suoni e musiche funzionali.
La ristorazione, dall’osteria moderna La Pagoda, al ristorante gourmet Radici
Executive chef di tutta la proposta culinaria Daniele Auricchio, campano, che, dopo tante diverse esperienze in vari ristoranti, ha scelto di sposare il progetto della proprietà della Chiaracia. La zona e il territorio gli permettono di usufruire di ingredienti del posto che seleziona e testa personalmente, gli danno grandi soddisfazioni e che valorizza con le sue ricette secondo le stagionalità. Dal salmerino del Lago di Bolsena, l’olio extra vergine d’oliva estratto da cultivar locali, le uova e i prodotti ovini dell’azienda Pulicaro di Acquapendente, i conigli e la cacciagione dell’azienda Il Fossile alle pendici del Monte Peglia, o il maialino e le carni di Urbevetus allevati allo stato brado non lontano dal Lago di Corbara. E ancora i vini (Chardonnay e Pinot nero) prodotti dalle loro vigne, frutti rossi, nocciole, castagne ed erbe di campo che arrivano dall’Azienda Agricola La Chiaracia.
La Pagoda, aperto solo ai clienti dell’hotel e della spa, propone una cucina campano umbra, casalinga e tradizionale ma con standard allineati alla struttura. I piatti avvolgono il palato con una cucina accogliente, piena e golosa delle ricette semplici come l’Uovo bio 64° castagne e fonduta di Parmigiano, la Polpettina di carne al sugo e provola affumicata, pane croccante, i Ravioli di ricotta di capra ed erbe di campo, pecorino, limone, l’Agnello “Azienda Agricola Pulicaro” porchettato all’Umbra, cuore di scarola ripieno e Il nostro babà
con gelato alla vaniglia.
“A me non piace dare nulla per scontato” afferma Daniele che nel ristorante fine dining Radici cerca di far vivere un’esperienza unica al cliente. “Vogliamo puntare su tecnica, gusto e prodotti del territorio: ogni piatto viene creato intorno all’ingrediente così da farne una ricetta bilanciata ma anche con personalità. Per esempio, laPancia di Maialino Cinturello Orvietano® Urbevetus (Urbevetus è di Alfredo Angeli ndr) è una pancia di maialino che servo in due servizi: prima una scarola marinata con mirtilli freschi, zenzero e una polvere di mirtilli fermentati, spalmata con un’estrazione di maiale alla brace; poi una pancia di maiale ricoperta da scarola ripassata all’olio con salsa bbq di mirtilli fermentati. Quindi l’idea è quel maiale al bbq ma i sapori, le tecniche, le temperature e le consistenze sono diverse” ci spiega.
Una cucina capace di definire i nuovi canoni dell’alta gastronomia locale senza tradirne le radici ma anzi valorizzando e sublimando il patrimonio di eccellenze di questa terra di mezzo. Dieci i ragazzi della brigata, senza un pasticciere di cui però non si sente la mancanza vista la bontà dei dolci e del pane. Una brigata giovane e affiatata che gestisce tutto l’offerta gastronomica, dalle colazioni agli spuntini di metà giornata fino al dopo cena.
“I percorsi de La Pagoda e Radici sono intrecciati tra loro e legati alla disponibilità delle materie prime usate per entrambi i menu e trattate con ugual attenzione e tecnica da un’unica brigata di cucina, affiatata e inclusiva, che cerco di coinvolgere il più possibile anche nel mio lavoro di creazione e messa a punto delle ricette. Insieme si studiano le lavorazioni, si provano cotture e consistenze e si bilanciano i sapori. Per me l’empatia di brigata è fondamentale in questo lavoro a doppio binario su cui scorre da un lato La Pagoda, dove interpreto la tavola come il luogo della convivialità e dove la mia cucina intende coccolare l’ospite con sapori familiari ma ricercati, accompagnata da un servizio di sala più informale ma sempre di alto livello.
E dall’altro Radici, dove convogliano le mie esperienze di chef e di vita, custodisco e miscelo le radici di questo luogo con le mie personali. La mia è sempre una ricerca di gusti e sapori anche se tendo all’acido, vuoi per tradizione campana, perché penso che se ben bilanciato possa fare la differenza nel piatto. Inoltre gestire due ristoranti così complementari mi consente di abbattere lo spreco alimentare: nel tandem tra un menu e l’altro riesco sempre a usare ogni prodotto nel suo intero, che sia proteina o vegetale” dichiara lo chef Auricchio. Per esempio nel piatto Erbe amare e capriolo fatto con erbe amare invernali – radicchio, cavolo nero, indivia belga e cima di rapa – suo piatto iconico, ogni verdura è esaltata con una marinatura ad hoc (nell’olio piccante, nel vino rosso o in soluzioni acidule) e proposta in versione chips, accompagnate poi da una crema di topinambur arrostita sotto ceneri e una tartelletta di sola pasta di topinambur con crema di topinambur e una tenerissima tartàre semicotta di capriolo.
Piatti in cui la materia prima viene destrutturata e ricomposta per ricavarne il gusto principale, buoni da mangiare ma anche molto belli da vedere. Due menu degustazione, Origini 20, solo con ingredienti prodotti a una distanza massima di 20 km da Borgo La Chiaracia, e A mano libera, 6 portate sempre nuove che variano in base alla stagione e all’estro del giorno dello chef. C’è anche una carta composta da quattro antipasti e altrettanti primi, secondi e dolci.
In sala l’umbro Mauro Clementi, maître sommelier, coordina un giovane gruppo che mette sempre il cliente in primo piano: “Il cliente va fatto sentire a casa propria. Al ristorante si va non solo per nutrirsi ma anche per fare convivio, per vivere un’esperienza felice”.
La Chiaracia
Località Borgo
05013 Castel Giorgio (TR)
Tel: +39 0763 627123
www.borgolachiaracia.it