Testo e foto di Gualtiero Spotti
Copenaghen non si ferma mai. Se da un lato è vero che alcuni ristoranti, anche di pregio, abbassano la saracinesca (ed è il caso di Bror), dall’altro la scena cittadina è più viva che mai e riesce a rinnovarsi in continuazione. Non passa mese che qui non si parli di The Next Big Thing, con molte novità già in previsione per l’immediato futuro e curiosità che avanzano tra street food e fine dining. Vengono in mente, ad esempio, la riapertura di The Alchemist o l’inaugurazione, prevista per metà agosto, del ristorante fusion Sukaiba curato dal cuoco Martin Nilsson-Møller (ex Kiin Kiin) in cima al futuristico hotel Bella Sky, giusto per citarne un paio. Ma tra le aperture già avvenute, un mese fa circa, spicca quella del ristorante Alouette, un po’ nascosto e del quale perfino alcuni cuochi in giro per Copenaghen sanno poco. Noi ci siamo stati, superando lo scoglio dell’indirizzo un po’ criptico e del ristorante incastrato all’interno di un complesso di edifici diversamente utilizzati.
Tra l’ingresso di un luogo di culto, presumibilmente islamico, le sale prove di band metal (durante la cena vi potrà capitare di riconoscere qualche brano in lontananza…) e le porte anonime che celano chissà quale sorpresa, troverete anche Alouette. Le mani dietro i fornelli sono quelle di Nick Curtin, cuoco, e poi c’è la moglie Camilla Hansen, ex modella e ora eminenza grigia del locale. Nick, direttamente dagli States, ha trascorso del tempo nelle cucine di ACME, Rosette e Compose a New York, e poi si è fatto vedere nella Copenaghen del post Noma prima maniera, da Almanak e Spuntino. A dargli una mano qui c’è anche Andrew Valenzuela, talentuoso cuoco già passato oltre che da Noma anche da El Coq a Marano Vicentino e poi al Taller di Copenaghen. L’approccio è decisamente interessante e lascia presagire un facile successo presso chi ha saputo cogliere, tra i foodies, le diverse relazioni intercorse negli anni e nei ristoranti tra materia, prodotti, stagionalità e un gusto glocal ormai diffusissimo, con il fuoco a legna che occupa un angolo della sala, l’attenzione verso la sostenibilità, i legami strettissimi con i produttori (anche quelli della birra artigianale, presenti in carta).
Tutti aspetti cui si aggiunge, qui, l’idea di creare un effetto sorpresa, con il menu che viene consegnato solo alla fine del percorso a tavola, l’accesso al ristorante tramite un montacarichi che sbuca in un anonimo corridoio e di fronte a una porta senza insegne o riferimenti, oltre la quale si accede a un patio con vista (da una ampia vetrata) su un cortile interno, con la cucina a vista e aperta dove tutti gli ospiti possono osservare cosa accade. I piatti raccontano, in un menu di cinque portate cui si aggiungono diversi snacks, di cotture veloci, di piselli, astice e rombo, che sono tra i prodotti che vanno per la maggiore in questa stagione, di sfiziose crocchette di maiale, di chips di polenta e carote e di fragranze e sapori tostati, bruciati, misti a freschezze e croccantezze che spezzano il ritmo, fino ai dolci classici di queste zone, con il Parfait al rabarbaro insieme ai macaron di fave Tonka. I più attenti ai particolari dell’arredamento sapranno anche godere delle scelte di mobili in legno e interni di Alouette, affidate agli esperti di Københavns Møbelsnedkeri. This must be the place (to be).
Restaurant Alouette
Sturlasgade 14 – Copenhagen
Tel. +45.31676606
www.restaurantalouette.dk