Testo di Gualtiero Spotti
Foto di André Pires Santos
L’Algarve, la regione più a sud del Portogallo, si può ben dire che è stata la culla della nuova cucina d’autore lusitana. Prima ancora di José Avillez, di Henrique Sa Pessoa, di Alexandre Silva, di Vitor Sobral e di tanti altri cuochi di casa che nell’ultimo ventennio hanno saputo reinventare la tradizione e la materia prima locale in chiave contemporanea, l’eccellenza gastronomica qui era rappresentata da un nutrito manipolo di cuochi perlopiù mitteleuropei (e alcuni ce ne sono ancora tra gli stellati), attirati dai grandi alberghi e dalle regolari frequentazioni di ospiti stranieri che affollano la stagione estiva.
Solo in un secondo momento si sono affacciati sulla scena nazionale e internazionale i cuochi portoghesi, e molti di questi hanno nel loro background professionale il passaggio nelle cucine di tedeschi o austriaci che dell’Algarve hanno fatto la loro seconda casa. È il caso di Rui Sequeira, ventinovenne cuoco originario di Faro, che nel dicembre del 2018 ha inaugurato il ristorante Alameda – dandogli il nome di uno dei polmoni verdi della città che lui stesso frequentava in tenera età- e situato a due passi dal locale.
Con un passato che lo ha visto lavorare prima in Francia con Serge Vieira e più recentemente, ma per ben sei anni, dal bistellato Hans Neuner dell’Ocean restaurant, proprio in Algarve, Rui ha infine deciso di mettersi in proprio con la complicità della moglie Cristina Monteiro e di un team agguerrito e ben assortito dove spicca anche il sommelier Andre Ramos, che ha lavorato da Andreas Caminada a Schauenstein e all’Igniv di Sankt Moritz, in Svizzera.
Il ristorante Alameda, dalla piacevole ambientazione tropicale, sembra uscito da un quartiere di Rio de Janeiro, e offre una stretta intimità con la cucina a vista, che si affaccia, completamente aperta, su una sala da una quindicina di coperti, in grado di estendersi nella bella stagione sul marciapiedi esterno che permette un raddoppio del numero di clienti in un ambiente informale.
La grande professionalità del team e la capacità di muoversi su più fronti gastronomici spicca nella rappresentazione della materia prima locale di maggior pregio (non mancano i carabineiros o le ostriche di Ria Formosa), con l’utilizzo di tecniche che passano agevolmente dal tradizionale al contemporaneo; nella scelta di affidarsi a incroci gustativi dove i vini naturali (anche il Portogallo non si è sottratto a questo trend enologico che spopola in mezza Europa) assumono un ruolo decisivo e con il piacere tutt’altro che trascurabile di una certa interazione tra ospite, sala e cucina, per confrontarsi.
I menu presenti sono quattro, Umami, Vegetale, Origami (quello più portoghese nell’anima) e Alameda (con solo tre portate), e quindi non si sceglie alla carta, ma questi menu sono in grado di coprire diverse esigenze per tutti i gusti.
Certo, spicca una deriva tropicale anche nello stile di cucina, complice l’utilizzo di prodotti che, tra Algarve ed escursioni sulle isole portoghesi, porta al tavolo anche la maracuja e i fichi, tra gli altri, ma piace la versatilità messa in campo con grande decisione e una certa impertinenza.
Si passa dal Polipo con jalapeño e patata dolce di Aljezur alla “Carbonara” di razza con topinambur, dal Carabineiro con cozze e cavolo fermentato al dolce di Melone, rose e verbena che chiude magnificamente il percorso.
Tutti piatti che uniscono il piacere della creatività a un buon equilibrio, perfino inaspettato se si osservano i nomi delle materie prime utilizzate. Invece Alameda si rivela essere uno degli indirizzi più interessanti e divertenti cui affidarsi se si decide di trascorrere qualche giorno in Algarve, con la certezza di poter crescere ulteriormente pur essendo già un punto di riferimento sul territorio.
Restaurante Alameda
Rua da Policia da Segurança Publica, 10
8000 – 151 Faro – Portogallo
Tel. +351 289824831
www.restaurantealamedafaro.com