Testo di Luca Martinelli
Foto cortesia di FREEL
Sabato 20 novembre a Trento, nei locali di Palazzo Roccabruna – l’elegante dimora che risale all’epoca del Concilio di Trento (1545-1563) e oggi ospita l’Enoteca provinciale del Trentino – s’inaugura Trentodoc Bollicine sulla Città. Fino al 19 dicembre sarà possibile fare esperienze di degustazione alla scoperta del metodo classico trentino, con il coinvolgimento di 61 etichette di 61 case spumantistiche. Gli orari di apertura dell’Enoteca sono 11-13 e 17-22, dal martedì al sabato, e 11-13 e 17-20, la domenica.
La degustazione nel centro storico può essere il punto di partenza di un tour alla scoperta del metodo classico trentino. Realizzarlo è davvero semplice: versatevi un calice, poi un secondo e un terzo. Annotate il nome delle cantine. E scaricate la App Trentodoc, sviluppata dall’Istituto Trento Doc per dare – anche a chi arriva per la prima volta sul territorio provinciale – la possibilità di orientarsi e scoprire le 61 case spumantistiche associate e la ricca offerta culturale, naturalistica ed enogastronomica della Provincia autonoma di Trento.
All’interno del programma di Trentodoc Bollicine sulla Città c’è infatti anche la proposta di Trentodoc in Cantina, un itinerario di appuntamenti che si svolgerà tutto il mese, organizzati dalle case spumantistiche associate all’Istituto Trento Doc e ideati per scoprire le bollicine di montagna là dove nascono e per conoscere le storie che le contraddistinguono.
Attraverso la App Trentodoc – che è scaricabile liberamente da App Store e Google Play – è possibile richiedere la visita in cantina e orientarsi tra i percorsi consigliati, scegliendo fra le attività più svariate, come facili trekking immersi nella natura o momenti di totale relax presso le spa degli hotel tra hammam, saune, vasche emozionali e sale massaggi. Chi desidera approfondire il territorio di origine delle bollicine di montagna (il 70% del Trentino è posto sopra i 1000 metri di quota, il 20% sopra i 2000 e son ben 94 le vette che superano i 3000 metri) può creare un vero e proprio itinerario nei distretti di produzione Trentodoc. Sono sette, ognuno dei quali con caratteristiche peculiari per quanto riguarda clima e suolo: oltre a Trento e Valle dell’Adige, vanno citati anche Rovereto e Vallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, Valsugana, Val di Cembra e Piana Rotaliana. L’App Trentodoc permette di geolocalizzare le case spumantistiche e, grazie ai loro suggerimenti, completare la visita con oltre 200 punti di interesse.
Tra le passeggiate più semplici, l’Istituto Trento Doc segnala il percorso sul Monte Bondone, che sovrasta la città di Trento con le sue tre cime e che per il periodo natalizio è completamente illuminato, o il giro del Monte Sorasass, un anello di 7 chilometri che permette di scoprire un’area in cui sopravvive ancora una moltitudine di fortificazioni realizzate dall’esercito austro-ungarico. Nel centro storico, invece, è possibile visitare il Castello del Buonconsiglio e il MUSE, Museo delle Scienze, progettato da Renzo Piano e dedicato alla storia geologica del Trentino. Per gli appassionati di arte, il viaggio può comprendere anche un giro delle sale del Museo Diocesano Tridentino, responsabile anche della custodia della Basilica paleocristiana di San Vigilio, e di quelle di MART – Galleria Civica di Trento, la cui collezione permanente è dedicata ai linguaggi dell’arte moderna e contemporanea, con grande attenzione all’architettura.
Tra i 200 punti di interesse sul territorio ci sono, naturalmente, anche i ristoranti. Le etichette di Trentodoc possono essere consumate a tutto pasto, come ha dimostrato a Milano lo chef Federico Sisti. Su invito dell’Istituto Trento Doc, ha ospitato all’interno del suo ristorante Frangente una ventina di giornalisti, davanti ai quali si stagliavano le 61 etichette. Sisti ha cucinato cotechino e fagioli, lasagne verdi con ragù di garretto e coppia di vitello, guancia di vitello brasala al forno con purè di patate e cremoso al cioccolato bianco. Un’anteprima del menu di Natale.
La versatilità del metodo classico trentino – e la sua grande capacità di abbinamento a tavola – è dovuta principalmente a due fattori: la freschezza, regalata dalla montagna che influenza il clima e la vita delle vigne (anche nelle zone del Trentino con altitudini più basse) provocando escursioni termiche importanti fra giorno e notte indispensabili per permettere alle uve di sviluppare l’acidità perfetta per questo tipo di vino; e la sapidità, dovuta all’influenza dei terrenti dolomitici. E se qualcuno vuole sperimentare l’alta cucina di montagna, sicuramente troverà piatti che si sposano bene a queste bollicine. L’elenco dei ristoranti è – naturalmente – consultabile sulla App TrentoDoc.
App Trentodoc – www.trentodoc.com/it/app-trentodoc