Testo di Gualtiero Spotti
Foto di Sentiero Gourmet cortesia di Apt Livigno, foto di Kosmo di Sam Confortola AnnapurnaMedia
L’appuntamento, annuale, è di quelli succulenti e in qualche modo permette di vivere la natura di questo angolo di Italia non facile da raggiungere lungo la linea di confine valtellinese che ci separa dai cugini svizzeri. Livigno però è una località rinomata per tante ragioni, per gli sport invernali così come per una vacanza estiva tra relax e alta quota (siamo a 1800 metri) e chiaramente per gli acquisti in zona franca, tra un pieno di benzina a buon prezzo e una bottiglia di liquore. Fino a qualche stagione fa c’era anche modo di sedersi a una tavola stellata, quella dello Chalet Mattias del compianto Mattias Peri, oggi diventato un bed & breakfast, ma le occasioni per incontrare cucine creative e al di fuori dei canoni della tradizione locale (tra pizzoccheri e sciatt che fanno la parte del leone) sono al momento piuttosto risicate. Ecco perché l’occasione del 15 luglio con il Sentiero Gourmet, un evento giunto alla sua sesta edizione, raccoglie sempre più consensi al punto che per ragioni organizzative diventa complicato accettare più di trecento partecipanti complessivi.
Organizzata in collaborazione con l’Associazione Cuochi e Pasticceri di Livigno, l’agile camminata di circa cinque chilometri che si snoda nella vicina Valle del Vago (su un terreno prevalentemente pianeggiante e senza particolari difficoltà altimetriche) ha visto in questa edizione la partecipazione di cuochi ospiti di assoluto prestigio ognuno dei quali impegnato a preparare piattini volanti (ma da degustare seduti a tavoli immersi nella natura) in un completo menu degustazione, dagli antipasti fino al caffè, dai sapori legati alla montagna.
Nello specifico, il primo a scaldare i presenti (suddivisi in gruppi e scaglionati in fasce orarie) è stato Gianni Tarabini del ristorante La Presef, con stuzzicanti finger food tra latte di Bruna alpina e trota, che ha dato il testimone a Stefano Ciabarri del Cantinone di Madesimo, impegnato su uno Gnocco di polenta con crema di ortica e un Tortello di grano saraceno con tuorlo, pancetta, pesteda e grana di Grosio.
A seguire, c’è stato un intermezzo vegetariano a cura dello stellato milanese Pietro Leemann del ristorante Joia (che ha rivelato di non aver mai messo piede prima a Livigno nonostante le origini valtellinesi), con la curiosità della Finta bresaola rucola e grana, ricreata con un’anguria finemente “carpacciata” e marinata nella rapa, crema di mandorle, aneto, cerfoglio e levistico.
Tra rappresentazioni folkloristiche degli “spalloni”, ovvero i contrabbandieri di un tempo che trasportavano merce illegalmente, e i piacevoli momenti musicali, si è arrivati al secondo, con il valtellinese Alessandro Negrini del bistellato Aimo e Nadia, sempre a Milano, che ha proposto il Borza’t, il piatto livignasco a base di pecora, una faraona farcita e il Capriolo con ricotta ed erbe aromatiche. A chiudere il cerchio ci hanno pensato infine i dolci squisiti di Maurizio Santin e il caffè di Kafé, la micro roastery più alta d’Europa, che si trova nel centro di Livigno. Ad accompagnare le degustazioni anche molti vini valtellinesi, tra cui La Torre e Scerscé.
In sostanza un appuntamento stimolante che impegna piacevolmente poco più di quattro ore, all’insegna della convivialità e della curiosità gastronomica che può fare da apripista a un’altra visita in paese, quella al ristorante Kosmo Taste The Mountain, nuova succursale di Norbert Niedekofler per una cucina di montagna più sperimentale.
La sala è moderna e spiazzante per chi è abituato alle baite d’alta quota e si trova a fianco delle funivie Mottolino, come si evince dalla grande scritta che sottolinea la presenza del barbuto cuoco della Val Badia.
Qui ai fornelli c’è uno dei suoi delfini, l’intraprendente Luca Armellino, che oltre a promuovere nei piatti l’idea di una cucina sostenibile, da pochi giorni ha anche aperto l’upgrade gastronomico chiamato Tea, ovvero una piccola sala da meno di venti coperti al piano superiore di Kosmo, con un menu degustazione decisamente più audace (Plin di larice e pomodoro; Risotto animelle, prezzemolo e nasturzio; Anguilla e aglio nero; Latticello e fragole acerbe, tra gli altri) che potrebbe attirare presto l’attenzione dei gourmand alpini, e non solo sul versante italiano.