Roberta Corradin, chi ha una certa età se la ricorda. Ha fatto la giornalista gastronomica prima che diventasse di moda, a inizio millennio ha tenuto una rubrica di cucina cult su un noto settimanale, poi ha lasciato tutto, è diventata ristoratrice di successo in Sicilia e quindi ha lasciato tutto di nuovo. È fatta così. Adesso scrive libri (Cannoli siciliani è il fictional memoir della sua vita sull’isola pubblicato nel 2023 per Giunti, Ma i libri lo sanno è il suo ultimo romanzo – pubblicato a giugno 2024 sempre per Giunti – che racconta le cose da pazzi che riescono a fare le donne quando giocano in squadra) e poesie. Anzi, “piccole epiche per cuochi”, le chiama lei. Quando ce le ha lette, ci siamo entusiasmate. Con i versi di M’incarti il sommelier interpreta il tema di questo numero.
Calici nomadi
Nomadi sono le presenze delle etichette nelle carte dei vini, un po’ perché va da sé che si stappano e gradualmente migrano dalle pagine e dalle cantine alle anime e ai corpi; un po’ perché – a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca – sarà capitato anche a voi di constatare quanto è laborioso tenere aggiornata una carta dei vini: centocinquanta pagine di carta e alla quarta etichetta che non c’è la restituisci al sommelier e ti arrendi, “mi dica lei cosa bevo”. Nomadi sono gli abbinamenti che un sommelier a tre stelle ti deve proporre, per persuaderti che spinto dall’orgoglio di trovare per te il migliore tra tutti i pairing possibili, ha fatto il giro del mondo in quante sono le cantine che ha poi accolto nella carta.
Nomadi sono persino gli stessi sommelier, così come i maîtres, i commis e tutto il personale di sala e cucina che possiede sempre di più il gusto di costruire sé stessi piuttosto che l’identità e la storia di un luogo e di un locale. Sia beninteso: non è una critica, è un’osservazione. È che certe volte, quando trovi a Barcellona lo stesso che ti aveva consigliato quel vino a Londra, e a Firenze quello che prima vedevi sempre a New York, ti viene il dubbio che oggi ragazzi e ragazze usino la ristorazione come agenzia di viaggi estremamente specializzata e settoriale. Perciò, quando chiedo il profilo Instagram a un bravo sommelier, non ci sto provando. Sto solo scommettendo con me stessa in quale locale e in quale altra città lo troverò l’anno venturo.
M’ INCARTI IL SOMMELIER
(dedicato a un sommelier nomade)
L’ennesimo gnè gnè gnè
dei trois étoiles Michelin
sintassi azotata e/o sferificata,
gonfiata, testurizzata
lessico tubermelanosporoico
prosopopea del caviale
abuso dei fondali del mare
mi viene da sbadigliare
Per fortuna lui ha fantasia
non sferra sciabolate haute couture
mi versa bollicine di un agricoltore
non m’ipnotizza con lo Chablis
m’incanta con un vin de pays che narra
lotte contadine in seno al Larzac
poi mi prende per mano
in un giro del mondo
Intanto scorrono portate pensate
per inanellare catene di ooohhh!
servite con supporti auricolari
per far da sottofondo sonoro
a ingredienti stanchi di viaggiare
ascolta in cuffia la risacca
per supplire al paesaggio che non c’è
canta che passerà anche a te
Lui invece fa cantare i bicchieri
dall’Australia all’Irpinia passando per l’Armenia
abbiamo fatto l’amore
per tutta la durata
di un menu degustazione
dodici calici di uve coltivate col cuore
il solo ricordo che porterò con me
di questo menu gnè gnè gnè
Prego, m’incarti il sommelier
e me lo aggiunga sul conto