C’è una veduta di Marsiglia che gira. È scattata da un punto a piacere della costa che dalla Plage des Catalans collega al Vallon des Auffes. È così banale che persino chi scrive, durante la sua prima visita alla seconda città più popolosa di Francia (la capolista naturalmente è Parigi), ha impressionato l’inquadratura sulla pellicola di una macchina usa e getta. Il Mediterraneo si impone e ha qualcosa di indomabile. Un lembo di terra fa da finto promontorio. Vecchie costruzioni a sbalzo sul mare danno quel pensiero accaldato e salino: vetrate a picco sulle onde, sogni di Sud.
Marsiglia è la città più antica di Francia ed è sporca; non c’è altro modo per dirlo. I Greci si mettono a costruirla ufficialmente seicento anni prima di Cristo, cinquecento anni più tardi verrà sedimentato il primo porto. Sotto i Romani si chiama Massalia. Come un grande porto sul mare nostrum che si rispetti, l’insediamento, a star chiuso in sé, proprio non ce la fa. Accoglie, viene conteso, rimane fedele solo ai suoi confini e alla sua identità. Di quello sporco, oggi, Marsiglia va fiera. Topi nelle strade la notte, a tratti odori acidi di minzione umana, il terrore di portarsi a casa uno scarafaggio o due – per non dire una cimice dei letti – ben nascosti in valigia. Be’, bébé: di tutte queste preoccupazioni, i marsigliesi non sanno che farsene. Qui siamo in Africa, certamente in Francia perché se ne fregano alla grande. Ma poi in Regno Unito, nelle Fiandre, in Italia: per qualche giorno o per la vita, tutti vogliono Marsiglia. Everything is cool.


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