Bufali d’acqua corrono liberi sulla terra rossa mentre fiori di loto sbocciano intorno alle colline colorandole di rosa. Montagne impervie precedono campi di riso per poi arrivare alle metropoli dove ciotole fumanti di prelibatezze ti accompagnano tra le stradine piene di motorini e di voci vivaci. Il Vietnam è una continua poesia. Tra natura e cultura, da sud a nord, attraversando la maggior parte dei suoi 1650 km utilizzando ogni mezzo di trasporto possibile, una costante è rimasta al nostro fianco per accompagnare con gusto la scoperta di tutte le sue meraviglie: il Pho. Piatto nazionale, conosciuto per le sue numerose varianti, era sempre presente, un amico fidato in grado di rigenerare corpo, cuore, mente; il giusto ristoro per ogni tappa.
Partendo da Ho Chi Min, ex Saigon, abbiamo pranzato al ristorante vegano Heal and Celeb e assaggiato il Pho nella sua versione animal friendly. Una rivisitazione contemporanea composta da soli ingredienti vegetali studiati per apportare un profondo benessere al corpo e allo spirito. Coerente con la versione del Sud del Pho, più dolce rispetto a quello settentrionale, con più verdure e con noodle tagliati più sottili, anche la versione vegana ci è stata servita con una grande varietà di erbe aromatiche. Lo chef Thanh Tiên, anima della cucina, ha utilizzato carote, daikon, mais, cipolla, zenzero tostato, cannella, anice stellato e tante altre spezie, tre tipi di funghi (shiitake, funghi ostrica, enoki), tofu e a parte da aggiungere alla fine il basilico e il coriandolo, i germogli di soia, lime, peperoncino e salsa Hoisin. Un piatto pieno di aromi, fresco e rigenerante, capace di trasmetterti i tanti benefici di una cucina olistica.



Soddisfatti e pieni di vitalità, abbiamo visitato l’ex capitale per poi prepararci a un viaggio notturno di otto ore in bus con destinazione Da Lat, cittadina montana a 1500 metri di altitudine. Arrivati a destinazione, inalando a pieni polmoni l’aria fresca avvolti da fiori colorati e casette in stile francese, è impossibile non rimanere affascinati da come le donne, alle prime luci dell’alba, preparano a terra o su banchetti la vendita di verdura, frutta, carne e altri alimenti coltivati localmente. La nostra colazione però ha virato verso sapori europei: pain au chocolate e caffè, tra i must have del risveglio per riempirci di dolcezza e, grazie al contrasto, poter poi apprezzare ancora di più i sapori orientali.
Dopo una mattinata trascorsa qui siamo ripartiti per un viaggio in macchina di 14 ore con destinazione Hoi An, città delle lanterne il cui centro storico è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità. La consapevolezza che ci stessimo avvicinando a un gioiello di rara bellezza colmava i nostri cuori di grandi aspettative mentre un panorama unico scorreva davanti a noi. Abbiamo valicato in auto le montagne rimanendo senza fiato per la loro maestosità, capace quasi di intimorire, per poi ritrovarci dinanzi a distese sconfinate di emozionanti e indimenticabili campi di riso. A poche ore dalla nostra destinazione, appena espresso interiormente il desiderio di fermarci, riposare e cenare con qualcosa di caldo e buono, una casetta sulla strada con la scritta Pho è apparsa.
Abbiamo toccato con mano cosa significhi per i vietnamiti questo piatto straordinario. Una stella polare, un faro nella notte – per noi lo è stato letteralmente – ricco di nutrienti, il cui calore scalda nel profondo e ti coccola.
Un pasto che consumano a qualsiasi ora e che esprime l’equilibrio tra le influenze francesi e cinesi unite allo splendore e alla genuinità degli ingredienti locali. In sintesi, uno stile di vita.
Il luogo comunicava tutto fuorché “cibo di qualità” ma è proprio questo il bello dello street food. Solo lì puoi avere la fortuna di immergerti nella vera cultura. Il Pho ci ha stupiti. Carne di gallina con ancora le ossa, la pelle e tutto al seguito, tra cui un pezzo di fegato, erbette da aggiungere come menta e basilico, noodle più sottili e tanto calore con una punta piccante. Un aspetto immancabile: far rumore mentre si beve il brodo. E voilà il tipico Pho del Sud. Guardo il nostro autista avvicinare un piccolo cestino disposto a ogni tavolo e inizio a imitarlo. Ogni ossicino va direttamente lì mentre la pelle va al cagnolino super felice che scodinzola tra noi. Siamo gli unici clienti occidentali e nel frattempo in TV trasmettono una partita di calcio che appassiona i presenti. Ci avviciniamo e con Google Translator (perché l’inglese è altra storia) iniziamo a parlare con loro. Ogni incontro, sia durante un viaggio che nella vita di tutti i giorni, è un dono. Hai il privilegio di esplorare un universo, una vita che è un libro pieno di avventure, emozioni, insegnamenti. Guardando i gestori di questo locale penso alla famiglia Tran del libro Quando le montagne cantano, a quanto ho pianto sentendo come sulla mia pelle il racconto delle tragedie della guerra in Vietnam; il dolore lancinante e al contempo la speranza, sempre presente così come il Pho, un piatto costante nei racconti delle protagoniste in grado di guarire, donare conforto e manifestare la più grande qualità del cibo: unire.



E così una sera giunti a Hoi An in un ristorantino pieno di luci e lanterne, sempre assaggiando una nuova versione di Pho, qua meno diffuso, ci siamo lasciati trasportare dall’ascolto delle voci intorno a noi, le risate, i sorrisi di persone da tutto il mondo. Con l’acqua del canale di fronte che riverbera le luci, con il volto di mia mamma sull’IPhone in call dall’Italia abbiamo percepito che ovunque ci sia quel cibo per te speciale in grado di scaldarti il cuore, ecco, quella è casa. Il profumo del brodo mi ricorda i tortellini, le domeniche con la famiglia, il brodo di gallina, creatura internazionale e divina da ringraziare eternamente. Le persone incontrate, l’arte dell’intaglio con il legno, la natura candida e quieta, i viaggi in scooter tra le stradine di campagna, il cui profumo sa di felicità, sono ciò che più ci ha fatto innamorare di questa fiabesca città. Trascorsi alcuni giorni di pace ci siamo rimessi in cammino verso nord.



Un confortevole treno notturno di 14 ore ci ha accompagnato verso Ninh Binh dove alle 6:30 del mattino siamo riusciti finalmente a vedere il panorama circostante. Il verde della natura è più intenso rispetto al sud, i fiori di loto sono ovunque, desiderosi di dischiudersi al sole mentre bufali d’acqua giocano nelle pozzanghere. Siamo vicini alla capitale, ma al contempo ancora lontani, ancora racchiusi in una favola magica. Ad Hanoi ci aspetta l’ultima notte prima di lasciare per qualche giorno il Vietnam e il Pho anche qui ci accoglie. Dal sapore più delicato, con spezie quali l’anice stellato e la cannella, noodle più spessi, carne di manzo o pollo, fresco e leggero, lo amano mangiare anche a colazione.
Contemplando il lago di fronte a noi, con una pagoda illuminata a fianco, mi rendo conto di essere solo all’inizio della scoperta di questo incantevole Paese. Proprio come la vita, come un avvincente romanzo da continuare a leggere e poi da scrivere in prima persona, il Vietnam è una storia di resilienza, di forza, di tesori inestimabili, da scoprire con il Pho sempre accanto.