Lo scorrere vivace della folla tra i banchi, il colore azzurro del cielo striato dai fumi dell’Etna, i festosi tendoni rossi, l’allegro “vuciare” e le urla dei venditori che arrivano fino alla celebre piazza dell’Elefante. Tutto questo è ‘A Piscaria (in italiano La pescheria), l’antico mercato del pesce di Catania, luogo simbolo della città e del territorio e meta molto amata dai turisti che vengono travolti dai colori e dagli odori del pescato del giorno e dal vociare dei pescivendoli.
Situato tra le viuzze barocche del centro storico, a pochi metri da Piazza Duomo, rappresenta un luogo unico e autentico, dove pittoresche suggestioni dei suq arabi si mescolano con l’anima mediterranea della Sicilia. Oggi sembra incredibile ma, fino a qualche anno fa, il mercato era dominato da numerose macellerie, alcune delle quali sono ancora operative e rappresentano un pezzo di storia locale. D’altronde Scirocco, locale di street food di mare, ha preso il posto di uno spazio che un tempo era dedicato alla carne. La scelta di trasformarlo in un punto di ristoro dedicato ai fritti di pesce e ai sapori mediterranei nasce dall’idea di Marco Timpanaro, giovane e audace imprenditore di origini ennesi laureato in economia.


“Mio padre, di umili origini, dopo aver lavorato tra Italia e Germania è rientrato, negli anni 80, a Catania e ha aperto il Poggio Ducale, noto ristorante catanese che ha fatto la storia qui da noi in Sicilia. La sua idea è sempre stata quella di farci studiare, a me e mio fratello Giacomo, e di lasciarci fuori dall’attività di famiglia: lui si è presto laureato in ingegneria e io, non proprio subito, in economia. Dai 23 anni però ho cominciato ad avere idee fighissime per il ristorante, che oggi mi rendo conto erano sbagliate, e ho iniziato a collaborare con la società di catering che avevamo creato e che faceva circa 300 eventi in un anno. Mi sono specializzato in questa cosa e ho preso in gestione, insieme a Giacomo, la storica Cappella Bonajuto, una delle architetture più antiche e affascinanti di Catania che animiamo con eventi a tema culinario, creando un punto di incontro tra tradizione e innovazione” ricorda Marco.
Da qui nasce la sua passione per la cucina che lo porta a fare alcuni stage in ristoranti stellati siciliani. Nel 2016, rientrato a casa – grazie ai suggerimenti di operatori turistici stranieri – gli viene l’idea di un take away incentrato sui fritti di qualità all’interno del mercato del pesce.
“Quando ho aperto qui c’erano solo tre ristoranti tradizionali, che ci sono tutt’ora, e basta. Ai tempi era un mercato rionale super affollato a fianco della piazza principale della città. Mio padre non era d’accordo, avevamo nel frattempo chiuso il ristorante di famiglia e non vedeva di buon occhio questa avventura in pescheria perché io ero un forestiero del settore e della zona, che dieci anni fa non era proprio raccomandabile… Ma da incosciente decido di farlo e di farlo bene. Mi documento su chi fosse il più grande esperto di fritti ed esce il nome di Pasquale Torrente, il ristoratore di Cetara famoso per la colatura di alici e il fritto di pesce tra i più buoni che ci siano e riesco a coinvolgerlo andando personalmente da lui per parlargli” ci racconta Timpanaro.


Il supporto di Torrente è stato importante perché per lui erano indispensabili due cose: che non ci fosse mai puzza di fritto e fare una proposta food accessibile, veloce e di qualità. Insieme definiscono quale tipo di olio utilizzare, che tipo di impianto di aereazione progettare e il menu fatto per lo più da cartocci, sarde a beccafico, arancine di pesce.
Nato come take away, inizia “a farsi notare” sia dai catanesi, che qui vengono a fare la spesa, che dai turisti di passaggio. In pochi anni arriva il successo e il locale si amplia sia negli spazi – oggi ha 30 coperti dentro e 100 fuori e ci lavorano tra le 12 e le 22 persone, in alta stagione – che nella proposta gastronomica. “Il focus è rimasto quello delle origini, dei fritti, a cui abbiamo aggiunto piatti stagionali, tradizionali e di pesce come le crocchette di baccalà, la caponatina di pesce spada, l’insalata di polpo o il tramezzino al pesce spada grigliato, maionese in agrodolce, cipolla caramellata e cavolo rosso e, tra i dolci, il cannolo. I nostri punti di forza sono la qualità della materia prima – il 100% del fresco arriva dal mercato – i fritti asciutti e croccanti, la panatura crunchy creata ad hoc, la cucina sempre espressa, la velocità nel servizio e le nuove proposte anche se le nostre Sarde Beccafico, un mix tra la tradizione catanese e quella palermitana, dove sgrassiamo il pesce con l’aceto e le farciamo con pinoli, uvette, capperi di Salina e olive verdi dell’Etna, rimangono uno dei nostri cavalli di battaglia” ci spiega Marco.
Il loro fritto “buono” – se ne fanno fino a 1500 pezzi al giorno – è preparato al momento con pesce fresco, ingredienti da agricoltura biologica, olio di girasole alto oleico con aggiunta di antiossidanti naturali estratti dal rosmarino (l’olio Frienn di Olitalia).







Sempre alla ricerca di nuovi stimoli Marco Timpanaro ha aperto, nel 2023, all’aeroporto Fontanarossa un nuovo format focalizzato sul viaggio, Scirocco Food Lab, uno spazio dedicato ai sapori tradizionali siciliani e, nel 2024, ha sviluppato il progetto Frozen e una linea di prodotti da tavola calda siciliana, dai famosi Arancini ai Panzerotti, con un programma di rigenerazione che porta ad avere in 18 minuti i prodotti da -20 ° a 40 °C.
Vento sempre in poppa per Marco Timpanaro che non si ferma qui, ma d’altronde il nome Scirocco deriva dall’omonimo vento caldo che soffia sul Mediterraneo. Richiama anche le letture de I Malavoglia in cui il termine “scirocco” viene usato nel gergo peschereccio per indicare un periodo di abbondanza e prosperità, un richiamo simbolico alla buona sorte e alla ricchezza dei mari.