“E se lo facessi a modo tuo? Nessuna regola, nessun giusto o sbagliato, solo ciò che pensi sia bello?” fa riflettere l’autrice di libri per bambini/e Sandra Magsamen. Quante volte agiamo basandoci sulle influenze esterne piuttosto che sul nostro profondo sentire? Si tratta di uscire dalla comfort zone, seguire quella spinta interiore più pura e libera da vincoli, accettare il rischio di sbagliare e forse di aprire scenari capaci di generare valore e nuovi stili di vita pieni di bellezza e benessere. Shanti Allen, chef internazionale e una delle fondatrici di Alchemy, il primo ristorante vegano a Bali, è riuscita a fare questo salto andando nella direzione dei suoi sogni fatti di amore per il Pianeta e di passione per il cibo plant-based. Nel 2017 ha fondato così l’Alchemy Academy, un luogo dove formare nuovi “alchimisti” approfondendo e sperimentando le straordinarie potenzialità del cibo vegano e imparando a pensare fuori dagli schemi. E a sognare in grande, molto in grande, a credere nel flusso della vita, nella sincronicità degli incontri e nella forza dei legami come quelli creati durante il corso di Livello 1 dedicato al cibo vegano crudo, svoltosi dall’8 al 19 luglio 2024 con persone da tutto il mondo a cui ho avuto l’onore e la fortuna di partecipare. Brasile, Ucraina, Norvegia, Inghilterra, Sud Africa, Caraibi, Spagna, Svezia, California, Turchia, Germania, riuniti sotto lo stesso tetto in una cucina open space immersa nella giungla, desiderose di approfondire questo mondo così affascinante, pieno di meravigliose possibilità e così prezioso per la nostra salute e al contempo per il Pianeta. Non a caso l’Alchemy Academy si trova nella città di Ubud, capitale culturale dell’isola, la cui parola deriva dal balinese Ubad che significa medicina, ispirata dall’abbondanza di piante medicinali ed erbe presenti in questa zona, una città in cui artisti, intellettuali, scrittori si spostarono negli anni 70, un movimento di enorme portata da cui originò la splendida energia presente ancora oggi.

“Il cibo crudo è un invito a mangiare di più in linea con madre natura” racconta Shanti, il cui nome dal sanscrito significa “pace interiore” proprio quello che lei stessa incarna e che cerca di trasmettere attraverso questo rivoluzionario modo di vivere. “Gli ingredienti sono lavorati il meno possibile per esaltarne e preservarne l’essenza così come il valore nutrizionale. Nella cucina crudista viene utilizzata tanta frutta, verdura, erbe, noci, semi, germogli, spezie e supercibi freschi, biologici e dai colori vivaci. Contengono naturalmente tutte le vitamine, i minerali, i fitonutrienti, le fibre e gli antiossidanti necessari per nutrire e sostenere noi esseri umani ma non è necessario convertire totalmente la nostra dieta al cibo crudo. Semplicemente aggiungere il 50% di verdure o frutta fresche e crude ai nostri pasti ordinari è già un’azione che può avere un impatto incredibile sulla nostra salute e sull’ambiente. Questo perché meno il nostro cibo è elaborato e cotto – infatti in questo tipo di alimentazione la temperatura della “cottura” nel disidratatore non deve essere superiore a 43°C (118°F) – più forza vitale trattiene. E quando mangi forza vitale, ottieni forza vitale come racconto nel mio primo libro The Raw Alchemist”.
Shanti parla lentamente, con dolcezza e riflettendo sulle parole. Un ritmo che trasmette tranquillità, un modo di interagire che sovverte la frenesia e che riporta al qui e ora. Stare nel momento presente e prendere coscienza profonda di ciò che siamo e facciamo è fondamentale per imparare a conoscere e rispettare i nostri reali bisogni e riportare la nostra attenzione su ciò che davvero conta. “È scientificamente dimostrato – prosegue – che i benefici dell’alimentazione crudista siano innumerevoli: assorbimento di enzimi che altrimenti sarebbero uccisi dalle temperature alte della cottura; maggior idratazione per il corpo nel modo più naturale possibile poiché la verdura e la frutta fresca contengono più dell’80% di acqua; supporto nel trovare il proprio peso forma quindi a non andare verso gli eccessi sempre dannosi; miglioramento della salute e della longevità aiutando a ridurre l’insorgere di diabete, artriti, coliti e cancro; benefici nel non accumulare tossine nel colon e negli organi e ha un impatto sull’ambiente molto ridotto rispetto a un’alimentazione onnivora”. È un vero e proprio approccio olistico e benefico verso la vita la cui essenza tocca anche quei piani più sottili e invisibili. Alla base del cibo vegano, infatti, c’è la profonda convinzione che tutto sia interconnesso: la natura, le persone, le esperienze, ogni cosa ha un profondo significato.





Per questo durante il corso la parte pratica e materiale del preparare il cibo è stata costantemente accompagnata dal prendersi cura anche del piano interiore, quella sfera emotiva inscindibile con l’esterno e fondamentale per avere l’atteggiamento giusto per creare felicità e valore intorno a noi. La cerimonia di apertura del corso è stato il primo esempio di quanto sia importante metterci in relazione con noi stessi e gli altri, di partire dai legami. Intorno a un bellissimo mandala fatto di colorati fiori, pietre e candele realizzato dall’insegnante di yoga Emmalee Bevan, presente ogni mattina per chi volesse iniziare la giornata in modo rigenerante, abbiamo condiviso pensieri, emozioni, esperienze per incoraggiarci e ispirarci a vicenda. Ogni giorno è stato scandito da un programma ricco e variegato organizzato in base al manuale di riferimento con tutte le ricette elaborate da Shanti e guidato con professionalità ed entusiasmo dalle chef Lauren Lovat e Carolina Rodriguez, tra le maggiori esperte a livello internazionale di cibo plant-based, capaci di ascoltare con pazienza e gentilezza ogni dubbio e difficoltà mettendo al centro un rapporto paritario. “Il ruolo dell’insegnate – ha affermato Carolina – non è quello di fornire risposte ma di porre le domande giuste per aiutare le persone a trovare la giusta risposta per quello che vogliono realizzare. Il cibo plant-based apre a un’infinita creatività e quindi è importante capire prima di tutto cosa si vuole realizzare. La visione che si ha di un piatto è fondamentale. L’altro aspetto importante è il sapore che riusciamo a creare attraverso la combinazione dei vari ingredienti. Quando si tratta di cibo crudo, dove la lavorazione avviene con una materia prima più delicata, è necessaria tanta concentrazione e attenzione”.





Trovare la combinazione di sapori in grado di sprigionare quello che si desidera realizzare – quell’alchimia che avviene attraverso una lunga concentrazione e sperimentazione – richiede tanto tempo e pazienza ma prima di tutto si parte da un elemento fondamentale: la pulizia e la mise en place. Questi sono stati i primi argomenti trattati durante le lezioni, quelle fondamenta necessarie per creare una struttura solida. Già dal secondo giorno ci sentivamo dentro a un flusso fatto di movimenti, di consapevolezza dei luoghi da cui attingere gli ingredienti, di ricette (che abbiamo imparato a leggere) e anche di sguardi, complicità con la propria vicina di posto con cui spesso si collaborava nel creare i piatti. Un’armonia nata con spontaneità attraverso la chiarezza, l’entusiasmo e la professionalità di Lauren, Carolina e Shanti, così come dalla predisposizione delle studentesse a imparare e crescere con sensibilità e passione. Da questo è germogliata un’atmosfera gioiosa e costruttiva anche quando qualcosa non riusciva come desiderato per poi fiorire pienamente dopo due settimane di intenso lavoro nel progetto finale. Ognuna ha lasciato libero sfogo alla propria fantasia creando un piatto principale e un dessert: dalla versione raw e vegan di piatti tipici balinesi, all’ispirazione nata dal proprio Paese di origine o dalla rigogliosa natura e degli animali presenti a Bali ognuna ha potuto esprimere appieno sé stessa.




“Penso che in questo momento in cui la cucina plant-based è già evoluta da tempo, il suo più grande potenziale sia aiutare le persone a vedere altre possibilità” racconta Lauren mentre sorseggiamo una bevanda al cacao, una pianta davvero preziosa in questa alimentazione e protagonista di una delle cerimonie svolte durante il corso. “In tante culture le ricette tipiche vengono indicate in modo preciso. In luoghi come Bali e Messico invece ci sono molte più variabili. Qui, ad esempio, uno dei piatti tipici è il Nasi Campur con riso, verdure, carne ma in realtà non esiste una sola versione. Credo che questa predisposizione di base abbia aiutato ad accogliere qui il ricco panorama del cibo plant-based dove ogni cosa può essere immaginata e creata. Un altro aspetto favoloso di questo mondo è l’utilizzo di ingredienti che molte persone non conoscono, ingredienti spesso di natura medicinale davvero benefici sia per il nostro corpo che per la nostra mente. Questo è il Mind Food su cui ho scritto un libro (Mind Food – Ricette vegetali per una salute mentale positiva) per portare sul tavolo la discussione della salute mentale. È un tipo di alimentazione che lavora più sulla prevenzione che sulla cura poiché riguarda una consapevolezza più profonda di come il cibo ci fa sentire in ogni suo aspetto dal sapore, al colore, all’odore. Quindi se non riesci a dormire, ad esempio, il cibo può aiutarti a sentirti più rilassato oppure a trovare il tuo equilibrio, altri alimenti invece stimolano l’energia ma soprattutto si tratta di essere in connessione con la tua intuizione, di rimanere più connesso con te stesso e comprendere da solo di cosa il tuo corpo ha bisogno”.




Dalla fermentazione, un processo ormai conosciuto per la sua capacità di migliorare la digestione, a come “cucinare” utilizzando il disidratatore strumento fondamentale per realizzare innumerevoli piatti – tra cui la base per la pizza, i crackers – e per esaltare il sapore dei cibi mantenendone tutti i principi nutritivi e ancora come creare la versione raw di tanti piatti conosciuti combinando in modo incredibile diversi ingredienti. “Con il cibo crudo puoi sperimentare davvero oltre l’immaginabile – spiega Carolina – Per questo l’offerta è sempre più vasta e bisogna anche scegliere con attenzione sia la materia prima che il prodotto finale. Credo che il punto di partenza sia pensare a che tipo di mondo vogliamo creare e, di conseguenza a questo pensiero, che cibo vogliamo mangiare. Dovremmo ridurre su ogni fronte l’impatto che abbiamo sul Pianeta, essere meno concentrati su noi stessi e pensare di più a cosa possiamo fare per gli altri, risvegliarci alla profonda interconnessione tra tutto e tutti”.
Scopri tutto sull’Alchemy Academy: www.alchemyacademy.world