“Potrei facilmente vederci nei prossimi cinque o dieci anni diventare un’azienda di tecnologia dell’informazione… dove l’informazione stessa è il business”.
Così nei primi anni 2000 Robb Fraley, Chief technology officer di Monsanto, rispondeva a una domanda sull’uso dei big data in agricoltura. Di lì a breve Monsanto avrebbe acquisito Climate Corp, una compagnia che aveva sviluppato una app di servizio utilizzando dati provenienti da satelliti governativi e stazioni meteorologiche per creare una mappatura dettagliata dei campi agricoli, il cosiddetto “Meteo a livello di campo”. La versione base della app era gratuita, mentre consigli personalizzati sull’uso di acqua, pesticidi, fertilizzanti, gli insights sul rendimento e l’analisi e l’individuazione di strategie e prodotti per la gestione del rischio erano disponibili negli upgrade a pagamento.
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