Percorso
Vegetali, cultura e spiritualità
L’arte culinaria vegana e sostenibile di Bali
Dove la spiritualità si mescola con la gastronomia
Testo di
Cristina Ropa
Foto cortesia
L’arte culinaria vegana e sostenibile di Bali
9 minuti

La magia di Bali, l’isola degli Dei, non risiede solo nella profonda spiritualità che puoi respirare aggirandoti tra i meravigliosi templi induisti o nella potente energia della natura in grado di rigenerarti solo a guardarla, ma anche nella sua straordinaria capacità di attirare artisti da tutto il mondo, anche in ambito gastronomico.

È proprio nel cuore di questo piccolo gioiello indonesiano, nella città di Ubud – capitale culturale dell’isola – che la filosofia del cucinare in modo sano e sostenibile è in continuo fermento.

Grazie anche all’Ubud Food Festival (appuntamento annuale, estivo, riconosciuto a livello internazionale) è divenuta una meta imperdibile per gli appassionati del settore e per chi desidera esplorare un nuovo modo di vivere più attento alla propria salute fisica e spirituale così come al rispetto verso la natura.

Ne è un esempio Alchemy il primo ristorante a proporre sull’isola piatti vegani e crudi ovvero non cotti o “riscaldati” oltre i 43°C. Creato nel 2011, vede tra le fondatrici Shanti Allen, chef di origini svedese di formazione classica convertita al veganesimo crudista dopo aver lavorato tra i migliori ristoranti d’Europa e aver percepito un forte contrasto tra la sua visione di creazione culinaria come espressione di amore e le dinamiche del consumismo occidentale.

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