“Semplicemente stupendo: lui, i vini, l’ascolto, il tempo”, ho pensato e scritto su Instagram la prima volta che ho conosciuto Elio. Il suo nome mi era arrivato all’orecchio dalle bocche di diversi amici gottari sempre sul pezzo quando si tratta di parlare di vino. Non sapevo nemmeno come immaginarmelo questo Elio di cui raccontavano con enigmatica solennità. I suoi vini poi, erano avvolti da un mistero ancora più fitto: “ah… i vini di Elio” dicevano, senza portare a compimento la frase. Per una strana coincidenza un tardo pomeriggio di fine gennaio 2022 sono capitata a Cascina Disa, nella frazione di Perno, nel comune di Monforte d’Alba, a una ventina di minuti in macchina dal centro di Alba: azienda vinicola e casa di Elio Sandri dal 1965. Per buon caso, ma non proprio a caso perché la cantina non è segnalata e il navigatore a quella destinazione non vuol proprio farti arrivare. Per arrivarci dovete prendere la strada che non avreste mai seguito, invece di salire per i bricchi di Perno, girare a destra quando vi troverete una madonnina sulla sinistra e arrampicarvi fino in cima. E poi perché incontrare e fare una degustazione con Elio non è semplice né scontato (e questo l’avrei scoperto in seguito). Tornando alla strana coincidenza, mi imbucai nella degustazione di due simpatici signori francesi. A spizzichi e bocconi captai poco della storia e qualcosa della filosofia di Elio. Mi colpirono di lui la tranquillità, l’eleganza e l’umiltà. Assaggiai i suoi vini, dalle botti, dal cemento, dalle bottiglie: Barolo, Langhe Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. Erano diversi, né più né meno buoni di altri, viaggiavano semplicemente su altri binari. “Ricchi senza essere grevi”, per usare le parole di Elio: leggiadri, intensi, classici, composti, armonici, pura esaltazione di un territorio. Fu un incontro, un’epifania, una prima volta. Quei vini erano delle perle nere ed erano il riflesso di chi li aveva prodotti, lo capii conoscendolo, soprattutto a tavola.


È una storia di Langa. Una come tante, una singolare come tutte. Una vita nella frazione di Perno, la vasta sottozona di Monforte vocata alla produzione del re dei vini, il Barolo. Una vita nel vino.
A grandi linee, i produttori di Barolo si dividono tra tradizionalisti e modernisti; e poi c’è Elio Sandri che con il suo mondo, il suo modo di intendere la vigna e il vino è entrambi e nessuno dei due.
Non è facile trovare i suoi vini, così come non è scontato sentir parlare di lui. Pur essendo vignaiolo da ben oltre quarant’anni, il suo lavoro è sempre rimasto nell’ombra, noto ai pochi che in un modo o nell’altro sono arrivati a scoprirlo. Menzione di merito in questo caso ai winelovers del Nord Europa, che per primi hanno bussato alla porta di Cascina Disa guadagnandosi di diritto una parte della produzione che ancora oggi, nonostante la crescita esponenziale delle richieste da parte del mercato italiano, rispetta la collaborazione con chi ha creduto in lui quando nessun altro guardava al suo versante. Eppure, nel mondo solitario di Cascina Disa, Elio produceva con dedizione, cura e passione grandi prodotti: tradizionali, classici, eppure unici.
Non esiste una grande distribuzione commerciale di questi vini. La produzione è esigua. Sette ettari e mezzo vitati e qualche bosco producono circa trentamila bottiglie e un po’ di grandi formati, annata più annata meno, espressioni belle, sincere e singolari di ciascuna varietà, di quello specifico territorio e terreno di marne blu. Nebbiolo, barbera, dolcetto sono i vitigni rintracciabili nelle vigne di proprietà. Le vigne si trovano tutte attorno alla cantina, ed è proprio la vigna il primo valore di quest’azienda. – per la cronaca, il suo terreno è Certificato biologico dall’Associazione Suolo e Salute – Elio è attentissimo a ogni lavorazione manuale per accompagnare la pianta nello sviluppo con il massimo del rispetto. Non esistono lavorazioni uguali di anno in anno, piace prendersi cura della vigna che va compresa, così come ogni annata va interpretata per agire con tempistiche e metodologie differenti, rigorosamente nel rispetto della tradizione. Favorita, sauvignon e chardonnay (questo forse è uno spoiler) invece, sono i vitigni ospiti della cantina Sandri: le uve acquistate da vigne affini stanno anno dopo anno prendendo parte a un progetto sperimentale ripreso dai passati anni ottanta/novanta (come il barolo senza solfiti ultima edizione 1995) per una sorta di Jumanji nel vino di Luna e Riccardo.
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