“Questo periodo di pandemia a singhiozzi ha concesso anche cose buone dai. Ad esempio, mi ha dato lo slancio per sposarmi. Di nascosto, in comune, con solo dodici invitati. Neanche i miei genitori c’erano. Dovevi vedere la faccia di mia mamma quando ci siam presentati a casa vestiti in ghingheri senza preavviso. Dopo 17 anni (Silvia e io stiamo insieme da quando ho fatto ingresso al ristorante) direi che era ora di azzardare il passo. Stranamente per noi il lockdown è servito a rafforzare il rapporto. All’inizio non sapevo come gestire tutte quelle ore fermo, ma poi ho riscoperto il piacere della quotidianità. Come appurare l’esistenza del programma di Lilli Gruber, ipnotizzato dal suo modo di arrabbiarsi in TV, che non avevo mai visto in vita mia. E la convivenza di coppia ora sembra che scorra uguale dopo il matrimonio, ma quando ci salutiamo la mattina c’è un momento in più in cui ci giriamo per guardarci con affetto a vicenda”.
Scoppio di emotività per Enrico Crippa, ritrovato alla riapertura del Piazza Duomo di Alba. Uno chef che non necessità certo presentazioni, ma che – al contrario – merita qualche virgolettato in più sul suo nuovo assetto umano: loquace come non mai, rinvigorito, disteso e sovraccarico di stimoli per le stagioni a venire. Fresco di fede al dito, ci scorta nelle suggestioni ammonticchiate in questi mesi complessi per la ristorazione tutta, introducendo un nuovo percorso nato proprio a ridosso delle cicliche aperture/chiusure pandemiche: il Menu Barolo.
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