Reportage
cucina italiana
Non solo carbonara
Da Luciano, la cucina che fa rombare Roma
Da Cook_inc N. 29
Non solo carbonara
10 minuti

L’atmosfera febbricitante di Campo De’ Fiori attraversa Roma in un giorno assolato, mentre lo sguardo in chiaroscuro della statua di Giordano Bruno sorveglia il mercato che pullula di persone, in un convulso girotondo per la piazza. È il flusso frenetico di una città da cartolina, intervallato da qualche commerciante che schiamazza alle massaie di turno “Signo’, sti carciofi glieli capo tutti o li vuole sani?”

La capitale si lascia ammirare nelle sue contraddizioni più note: quella grande bellezza da pellicola cinematografica che gioca a cazzotti con un marasma di insegne spennaturisti pronte ad alimentare il traffico del centro. Eppure, imboccando una stradina ramificata dal fulcro di tale caos, si sfocia in un’oasi di quiete con un’insegna in bella vista: Luciano Cucina Italiana.

Lui, Luciano Monosilio – titolare del ristoro e artefice di questo quadrilatero di beatitudine – ci accoglie col passo molleggiato e un accento che strappa in volata molto più di un sorriso. Il luogo per rompere il ghiaccio e irrorarlo con un Camparino benaugurale è il suo amato baretto, posto a un tiro di schioppo dal locale. Uno dei ritrovi abituali del nostro chef, che si presta come postazione privilegiata per scrutare l’assetto urbano che è riuscito a costruire, in un’opera invidiabile di riqualificazione cittadina. 

“Prima qui era il Maracanã – esordisce in tackle Monosilio, indicandomi i perimetri della piazza del Teatro di Pompeo – parcheggi abusivi, bancarelle e macchine in tripla fila rendevano questo spazio invivibile. Non solo per la mia attività, ma anche per chiunque volesse transitare in zona. L’idea di ridargli un aspetto dignitoso l’ho avuta subito, ben tre anni fa, appena ho aperto il ristorante. Ho fatto domanda al Comune sfruttando un bando e c’è voluto parecchio tempo prima che andasse in porto, ma il contesto ora è risanato completamente. L’investimento economico l’ho mobilitato io in prima persona, di tasca mia, mettendo in piedi il dehors da zero che ora ospita oltre 50 coperti in un’area finalmente pedonale. Libera dal maltrattamento che subiva prima”.

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