Dal piccolo aereo da turismo si scorge il verde profondo del mare, delimitato dalla foresta compatta. Impossibile non evocare un’idea romantica di paradiso. Atterriamo a Nuquí, villaggio del Chocó, uno dei dipartimenti più remoti, poveri e dimenticati della Colombia. Da qui, navigando via mare, ci vogliono 45 minuti fino a Coquí. Sulla prua della lancia l’aiutante del capitano sta in piedi, impassibile ai colpi delle onde, come fosse un guerriero romano su un carro, che con due corde sembra dominare il mare. Durante il percorso, la pioggia e l’umidità ci hanno già colpiti, ricordandoci che questo recondito luogo è tra i più piovosi del pianeta.
È stato qui, in mezzo a questo paesaggio che non lesina su grandezza o ricchezze culturali e naturali, ma che scarseggia quanto a risorse economiche, in una comunità di sole 120 anime, che la chef Leonor Espinosa ha deciso di dar vita al progetto sociale attraverso la sua Fondazione Funleo: un centro integrato di gastronomia chiamato Zotea. L’idea, e quel che è poi stato realizzato, era responsabilizzare la comunità, in particolare un gruppo di donne esperte in materia di stufati e condimenti, per generare non solo posti di lavoro, sviluppo sociale ed economico, ma soprattutto orgoglio. Per un anno, Leonor e la Fondazione Funleo, con a capo la figlia Laura Hernández, hanno organizzato workshop di cucina, standardizzato 40 ricette e fatto formazione insegnando tutto ciò che serve alla gestione di un ristorante. La costruzione dello spazio, con materiali e personale locali, è stata forse una delle maggiori sfide, perché non è facile costruire in un posto dove piove ogni giorno.


Zotea è oggi realtà, un progetto sostenibile e di lunga durata, un ristorante comunitario, gestito da 35 donne di Coquí, che, a turno, si fanno carico delle diverse attività.
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